Antonio Barbacane (Totò) sbarca il lunario facendo il posteggiatore della S.p.a., acronimo di società parcheggiatori abusivi, di cui lui è il presidente. Durante un’arringa alla folla in cui domana un parcheggio al sole, Totò fa la caricatura di 3 personaggi storici: Karl Marx, l’abate Sieyès e Benito Mussolini; si riferisce al primo con la frase “Abusivi di tutti i posteggi urbani e interurbani, unitevi!”, al secondo con la citazione “Che cosa chiediamo noi? (…) Che cosa abbiamo ottenuto finora?” (con riferimento al pamphlet “Che cos’è il Terzo Stato?”) e al terzo attraverso la locuzione “Abbiamo pazientato 40 mesi: ora basta!”. Ben presto Antonio è mandato dal ricco nonno a Roma assieme a suo cugino Peppino per cercare di corrompere dei politici: l’obiettivo è far spostare il tracciato di un’autostrada sulle proprie terre al fine di aumentarne il valore. Antonio e Peppino durante la permanenza nella città sono invitati a prender parte a una seduta spiritica condotta dalla medium Norma al fine di stabilire un contatto con le anime dei morti.
La pellicola “Totò, Peppino e… la dolce vita” è stata prodotta da un parente di Totò, Gianni Buffardi, marito di Liliana De Curtis e quindi suo genero. Il film è uscito nel 1961 ed è una parodia del film girato l’anno precedente da Federico Fellini intitolato “La dolce vita”.
Di seguito la scena della seduta spiritica tratta dal film “Totò, Peppino e… la dolce vita”.
(Francesca Martino, nata a Varese – ’22)