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B2C, news – “Giornata dedicata alla memoria di Dante Alighieri”

B2C, news – “Giornata dedicata alla memoria di Dante Alighieri”

Per onorare la gionata commemorativa dedicata al Sommo Poeta, è qui proposto il Canto XXX dell’Inferno (versi 46-90) – I falsari di moneta.  Se si legge per intero il Canto XXX dell’Inferno dantesco, sono puniti tutti i falsari, i quali sono divisi in falsari di persona (Gianni Schicchi e Mirra), falsari di monete (Mastro Adamo) e falsari di parola (Sinone e la moglie Putifarre). La scelta del 25 marzo come data in onore di Dante Alighieri non è causale, infatti gli studiosi identificano con questa data il momento in cui ha inizio il suo viaggio nell’aldilà, da lui narrato nella Divina Commedia. Il critico letterario e saggista René de Ceccatty ha asserito che “Dante rappresenta molto più di un ricordo scolastico, ha un’importanza per la lingua italiana ma anche per l’identità europea. Ecco perché sarebbe auspicabile un Dantedì che si estenda anche oltre i confini italiani, perché Dante ha un respiro ampio, incarna l’intera cultura latina e la cultura cattolica ma in una prospettiva critica: dunque è utile riflettere sulla sua opera ma anche sul ruolo che ha avuto nella storia politica. Abbiamo bisogno di gente come lui, gente che non rifiuta il legame con la cultura cristiana e che nel contempo manifesta un distacco rispetto alla Chiesa temporale sottolineando la distanza tra i Papi e il Vangelo“. (Fonte dichiarazione di René de Ceccatty: 25 MARZO 2020: NASCE IL DANTEDÌ, LA GIORNATA IN MEMORIA DI DANTE ALIGHIERI). 

(Francesca Martino, nata a Varese ’21)

E poi che i due rabbiosi fuor passati
sovra cu’ io avea l’occhio tenuto,
rivolsilo a guardar li altri mal nati. 48

Io vidi un, fatto a guisa di lëuto,
pur ch’elli avesse avuta l’anguinaia
tronca da l’altro che l’uomo ha forcuto.51

La grave idropesì, che sì dispaia
le membra con l’omor che mal converte,
che ’l viso non risponde a la ventraia, 54

faceva lui tener le labbra aperte
come l’etico fa, che per la sete
l’un verso ’l mento e l’altro in sù rinverte. 57

"O voi che sanz’alcuna pena siete,
e non so io perché, nel mondo gramo",
diss’elli a noi, "guardate e attendete 60

a la miseria del maestro Adamo;
io ebbi, vivo, assai di quel ch’i’ volli,
e ora, lasso!, un gocciol d’acqua bramo. 63

Li ruscelletti che d’i verdi colli
del Casentin discendon giuso in Arno,
faccendo i lor canali freddi e molli,66

sempre mi stanno innanzi, e non indarno,
ché l’imagine lor vie più m’asciuga
che ’l male ond’io nel volto mi discarno.69

La rigida giustizia che mi fruga
tragge cagion del loco ov’io peccai
a metter più li miei sospiri in fuga. 72

Ivi è Romena, là dov’io falsai
la lega suggellata del Batista;
per ch’io il corpo sù arso lasciai. 75

Ma s’io vedessi qui l’anima trista
di Guido o d’Alessandro o di lor frate,
per Fonte Branda non darei la vista. 78

Dentro c’è l’una già, se l’arrabbiate
ombre che vanno intorno dicon vero;
ma che mi val, c’ ho le membra legate? 81

S’io fossi pur di tanto ancor leggero
ch’i’ potessi in cent’anni andare un’oncia,
io sarei messo già per lo sentiero, 84

cercando lui tra questa gente sconcia,
con tutto ch’ella volge undici miglia,
e men d’un mezzo di traverso non ci ha. 87

Io son per lor tra sì fatta famiglia;
e’ m’indussero a batter li fiorini
ch’avevan tre carati di mondiglia". 90

(Tratto dalla "Divina Commedia" di Dante Alighieri,Canto XXX dell’Inferno - versi 46-90)