New York. Il colera stava mietendo vittime e il numero in continuo aumento di morti incuteva paura. Non mancava giorno in cui non giungessero notizie in merito alla dipartita di persone note e di persone care al protagonista. Egli era stato invitato da un suo parente per due settimane nel cottage sulle rive dello Hudson. Viveva immerso nella natura, ma l’arrivo del messaggero foriero di cattive notizie provenienti dalla città creava un’atmosfera di morte. “Tutta l’aria del sud odorava di morte”. La sua tetraggine era però un po’ rischiarata dal carattere meno emotivo del padrone di casa, dotato di un’intelligenza “robustamente logica” che “non si lasciava frastornare dalle chimere”. Ma i suoi tentativi di rincuorarlo non avevano avuto grande successo: l’invitato aveva letto di nascosto dei libri della sua biblioteca capaci di aumentare il suo turbamento. La suggestione e il suo stato d’animo lo ottenebravano. Un giorno, dal brullo pendio della collina, spogliato dagli alberi da una frana, in lontananza, oltre il fiume, vide giungere verso di lui, che stava osservando la scena dalla finestra aperta, un mostro. Ma era veramente un essere di dimensioni sproporzionate così come gli pareva di aver visto?
L’emozione generata dalla paura e i pensieri negativi possono acuire una situazione avversa fino a ingigantire un problema. Il racconto si disvela in un crescendo di tensione creata non solo dal clima tetro e funereo di quel momento, ma anche dal non avere certezze in merito a quella visione: un’allucinazione, un incubo o una situazione immaginaria fatta passare come realtà? La lettura del racconto “La sfinge” scorre fluida e incuriosisce grazie allo stile gotico, scorrevole e misterioso di Edgar Allan Poe, noto scrittore di racconti e romanzi orridi e paurosi. “La sfinge” (The Sphinx) è stato pubblicato nel 1846.
(Francesca Martino, nata a Varese: FM, ’21)
Bibliografia e sitografia