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B2C, qualche suggerimento per la lettura – “Mandragola” di Niccolò Machiavelli

B2C, qualche suggerimento per la lettura – “Mandragola” di Niccolò Machiavelli

Proprietà afrodisiache e contro la sterilità erano attribuite nell’antichità alla mandragola, una pianta che durante il medioevo era utilizzata per preparare pozioni magiche miscelata anche ad altre sostanze e raffigurata nei testi alchemici come una radice dalle sembianze antropomorfe per via della sua somiglianza a un bambino, forma che essa assume durante la primavera. “Mandragola” è anche il titolo di una commedia di Machiavelli, un nome da lui utilizzato per far notare come spesso le presunte proprietà di un tubero possano essere utilizzate per frodare la gente e, facendo parallelismi, la mandragola può essere rapportata a qualsivoglia motivazione di facciata che nasconde nel suo cuore un inganno. Ciò che è stato narrato da Machiavelli è attuale in quanto il comportamento umano non cambia col passar del tempo e l’uomo troppo spesso coltiva nel pensiero negatività anche al fine di tramare falsità ben nascoste dietro alla parvenza dei bei modi, delle lusinghe e delle giuste motivazioni. Il buon fine giustifica i mezzi, recita un modo di dire, ma in tal racconto, si suole metter in evidenza come il cattivo fine diventi un buon fine, tal da far divenire anche degli atti considerati peccaminosi antecedentemete alla circostanza in questione delle buone azioni, quando nel mezzo vi è del denaro. Solitamente tali inganni si fanno sempre più sordidi e nascosti laddove i periodi storici diventano più bui e “cosparsi” dal caos totale.

Canzone
da dirsi innanzi alla commedia,
cantata da ninfe e pastori insieme

 

Perché la vita è brieve
e molte son le pene
che vivendo e stentando ognun sostiene;
dietro alle nostre voglie,
andiam passando e consumando gli anni,
ché chi il piacer si toglie
per viver con angosce e con affanni,
non conosce gli inganni
del mondo; o da quai mali
e da che strani casi
oppressi quasi sian tutti i mortali.

(“La mandragola” di Niccolò Macchiavelli, pag.9, liberliber.it)

Parigi: il nobiluomo Callimaco, di origine fiorentine, vive ormai da molti anni in questa città: all’età di 10 anni gli morirono i genitori e, affidato a dei tutori, si trasferì in Francia. Sono ormai passati più di 20 anni da allora e giunge a fargli visita Cammillo Calfucci. I due si mettono a parlare di donne, domandandosi se siano più belle le parigine o le fiorentine. Cammillo introduce nel paragone una donna nobile d’animo e con un grande senso di pudore: una ragazza toscana bella e corretta. La giovane è sposata con messer Nicia, un aziano dottore in legge, “el piú semplice ed e il più sciocco omo di Firenze” (pag.16), tormentato dal problema di non riuscire ad avere figli.

“Lui ricco, lei bella
donna, savia, costumata, ed atta a governare un regno. E parmi che rare volte si verifichi quel proverbio ne’ matrimoni,
che; “Dio fa gli uomini, e’ si appaiono”; perché spesso si
vede uno uomo ben qualificato sortire una bestia e, per avverso, una prudente donna avere un pazzo”. (pag. 19)

Callimaco, preso dall’improvviso desiderio di far sua quella giovane signora di nome Lucrezia almeno per una notte, decide di tornare a Firenze e inscenare un inganno intriso di azioni di corruzione.

Ed ecco entrare nel merito la pozione di mandragola, pianta ritenuta un tempo capace di far rimanere incinta. Una leggenda narra che, per via della forma antropomorfa della radice, il metodo più sicuro per coglierla era legarla al guinzaglio di un cane e quindi lasciarlo libero di modo che, tirando la corda, questi avrebbe sradicato la mandragora udendone il lamento straziante, ma morendo all’istante, consentendo così all’interessato di coglierla. In modo similare nella novella di Machiavelli la pozione era prodigiosa, ma aveva un solo effetto collaterale: il primo uomo che avesse giaciuto assieme a Lucrezia, la quale doveva aver prima però ingerito l’intruglio di mandragola, sarebbe morto.

Callimaco escogita un piano e, con l’aiuto del servo Siro e dell’astuto amico Ligurio, si spaccia per un famoso medico che può aitare il dottore in legge a realizzare il suo desiderio. L’uomo riesce a convincere Messer Nicia che l’unico modo per avere figli sia di somministrare a sua moglie una pozione di mandragola, ma spiega che per una sola notte la donna avrebbe dovuto giacere con qualche altro in quanto la possibilità di morte dell’uomo che avesse con lei consumato quell’atto sarebbe stata elevata. Messer Nicia alla fine viene convinto, ma come persuadere una donna perbene a commettere l’atto peccaminoso? Quale miglior metodo di far intervenire il suo confessore, una di quelle persone che vengono a conoscenza dei peccati altrui attraverso lo strumento della confessione, frate Timoteo: in cambio di una buona offerta in denaro… egli l’avrebbe sicuramente convinta. E così accadrà. Dapprima al frate gli è proposto un atto più grave di quello che realmente si voleva, ovvero quello di far abortire una novella suora per non creare scandalo. Egli, vista la situazione “scandalosa”, accetta. Gli anticipano una parte dell’offerta. Poco dopo, invece, gli raccontano che il problema si era risolto senza il suo intervento, però, qualora volesse beneficiare ancora di quella cospicua somma, avrebbe dovuto porgere a messer Nicia un favore consistente nel convincere Lucrezia a stare a un certo “gioco”. Frate Timoteo accetta e decide di cercare di persuadere la donna parlandole assieme a sua madre.

Timoteo pensa tra sè: “…la cosa convien stia secreta, perché l’importa cosí a loro a dirla come a me. Sia come si voglia, io non me ne pento”. (pag.40)

Frate Timoteo: … “Qui è un bene
certo, che voi ingraviderete, acquisterete una anima a messer
Domenedio; el male incerto è che colui che iacerà, dopo la
pozione, con voi, si muoia; ma e’ si truova anche di quelli che
non muoiono. Ma perché la cosa è dubia, però è bene che
messer Nicia non corra quel periculo. Quanto allo atto, che
sia peccato, questo è una favola, perché la volontà è quella
che pecca, non el corpo; e la cagione del peccato è dispiacere
al marito, e voi li compiacete; pigliarne piacere, e voi ne avete dispiacere. Oltra di questo, el fine si ha a riguardare in tutte
le cose; el fine vostro si è riempire una sedia in paradiso, contentare el marito vostro. Dice la Bibia che le figliuole di Lotto, credendosi essere rimase sole nel mondo, usorono con el padre; e, perché la loro intenzione fu buona, non peccaminosa. (pag.42)

Frate Timoteo: “Io vi giuro, madonna, per questo petto sacrato, che
tanta conscienzia vi è ottemperare in questo caso al marito
vostro, quanto vi è mangiare carne el mercodedí, che è un
peccato che se ne va con l’acqua benedetta”. (pag.43)

Lucrezia è convinta dal frate. Si concede così a Callimaco, il quale si introduce però in casa sua travestito per non farsi riconoscere da Messer Nicia. Durante la notte d’amore le svela l’inganno. Così la donna… decide di rimediare all’imbroglio che lei aveva subito in prima persona in una maniera del tutto inaspettata.

Lucrezia: “Poiché l’astuzia tua, la sciocchezza
del mio marito, la semplicità di mia madre e la tristizia del
mio confessoro mi hanno condutto a fare quello che mai per
me medesima arei fatto, io voglio iudicare che venga da una
celeste disposizione, che abbi voluto così, e non sono sufficiente a recusare quello che ’l Cielo vuole che io accetti.
Però, io ti prendo per signore, patrone, guida: tu mio padre, tu
mio defensore, e tu voglio che sia ogni mio bene; e quel che
’l mio marito ha voluto per una sera, voglio ch’egli abbia
sempre”. (pag. 62)

Infine, messer Nicia accetta la situazione e Callimaco, poco dopo, sarebbe andato a viver con loro. Nel mentre frate Timoteo si preoccupa di ricevere esclusivamente la restante elemosina, scevro da alcun rimorso di coscienza. Tutti i personaggi hanno violato le regole morali, ma ora tutti sono soddisfatti. L’opera si conclude con alcuni di loro che si radunano in chiesa per celebrare il lieto evento.

Conosci un frate e li conosci tutti, asserisce Machiavelli tra le righe di questa commedia. Con il passare del secoli di “Mandragole”, anche tratte da storie realmente accadute, se ne potrebbero scrivere molte, magari, però, con effetti inversi a quella di questa commedia. Passa il tempo, ma l’uomo par rimanere uguale a se stesso anche nei comportamenti negativi e, talvolta, riesce a superli diventando totalmente malvagio attratto anche dall’effimera bramosità di possedere e dalla superficialità.

“Mandragola” è una commedia di Niccolò Machiavelli considerata il capolavoro del teatro del Cinquecento. Essa è composta da un prologo e cinque atti ed è una accentuata satira sulla corruttibilità della società italiana dell’epoca.

(Francesca Martino, ’21)

file:///D:/machiavelli_mandragola.pdf

 

Bibliografia e sitografia

Mandragola (Wikipedia).

Mandragola (Wikipedia).