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B2C, sceneggiature e film – “L’Atalante” diretto da Jean Vigo

B2C, sceneggiature e film – “L’Atalante” diretto da Jean Vigo

 

“Prendimi adesso baby qui come sono
Stringimi forte, prova a capire
Il desiderio è forte è il fuoco che respiro
L’amore è un banchetto sul quale ci sfamiamo”

Questa la frase iniziale della canzone “Because the night” di Patti Smith utilizzata come colonna sonora introduttiva della trasmissione cinefila “Fuori Orario – Cose (mai) viste” del critico Enrico Ghezzi e trasmessa su “RaiTre” per coronare alcune sequenze di video tratte dal film “L’Atalante”. Il testo della canzone, intriso di un connubio di frasi passionali e parole d’amore, dona maggiore vita al significato “del tuffo dall’imbarcazione nel fiume per raggiungere la sposa sott’acqua”, che, seguendo le note della melodia sembra svuotarsi dalla mera passione per raggiungere l’amore. È un’interpretazione un po’ “fuori orario”, quindi fuori dai canoni comuni, ma che ben riesce a trasmettere l’amore di Enrico Ghezzi per il cinema.

“L’Atalante”: l’inquadratura del nome dell’imbarcazione, ben evidenziato sulle lamiere della chiatta a motore, per alcuni secondi rimane quasi fissa, come a voler invitare lo spettatore a una riflessione sul significato dello stesso vocabolo, ed è accompagnata dal suono dei rintocchi scanditi lentamente dalle campane della chiesa del paese. Un matrimonio si è appena concluso e gli sposi, Juliette e il forestiero Jean, si apprestano a lasciare il centro abitato per vivere la loro intensa passione sulla chiatta, isolati dalla vita circostante. Vengono accompagnati nel loro viaggio lungo la Senna dall’anziano e buffo marinaio Père Jules, che in passato ha girato il mondo immagazzinando nella sua stanza innumerevoli souvenirs e che presta la sua amorevole attenzione ai suoi gatti, e da un ragazzo che li aiuta. Il film è caratterizzato dalla descrizione lenta della vita dei 4 personaggi, ma, al contempo, intrisa di tanti significati nascosti da scovare in modo riflessivo, ed è imperniato sulla distinzione velata tra passione e amore che combacia con la distinzione tra le scene realistiche ed irrealistiche, anche se queste ultime prendono forma solo in pochi istanti del film. È giorno e l’anziano marinaio riceve il ferrivecchi (rigattiere) Rasputin sulla chiatta il quale gli porta un disco per il suo vecchio grammofono: da quel momento si apre una scena basata sull’irrealismo: Juliette, intenta a lavare i panni, improvvisamente immerge per gioco il viso di Jean nel catino dove si sta lavando.

-Juliette: “Hai chiuso gli occhi?”. (*Nell’acqua)

-Jean: “Certo, cosa vuoi che facessi? Cosa avrei visto aprendoli, cosa?”.

-Juliette: “Non lo sai? In acqua si vede la persona amata!”

-Jean: “Cosa dici?”.

-Juliette: “Sì, è vero. Da piccola vedevo certe cose. L’anno scorso vidi te, per questo ti ho riconosciuto… quando ti ho visto arrivare la prima volta.

-Jean (incredulo): “Davvero?”.

Da questo istante Jean si prende gioco di Juliette, forse non comprendendo che in quelle parole risiedeva, in senso metaforico, l’amore della moglie.

La routine e la noia per la vita sulla chiatta da riordinare subentrano presto alla gioia del matrimonio. La passione di Jean si trasforma sempre più in possesso e gelosia, allontanando poco alla volta Juliette da lui, quasi spingendola a cercare una via di fuga e qualche ora di distrazione altrove a Parigi. Ma Jean, accecato dalla propria gelosia passionale trasformatasi in rabbia, costringe Père Jules a mollare gli ormeggi e ad abbandonare così Giuliette al suo destino, costringendola, in conseguenza, il mattino dopo a fare la fila all’assistenza pubblica per ottenere qualcosa di cui nutrirsi. Jean, rapito dalla collera, cade in uno stato confusionale misto a tristezza. Durante una partita di dama tra lo stravagante marinaio e Jean si può notare lo stato di totale assenza di quest’ultimo: sta per perdere completamente la partita allora Père Jules, pur di fargli raggiungere la vittoria, gli rivolta la scacchiera prendendo lui le pedine di Paul, ma quest’ultimo non cambia il suo comportamento assente, facendo innervosire Jules.

Ed è nuovamente attraverso il disco che il reale lascia spazio alla magia dell’irreale: lo sconclusionato, ma non troppo, marinaio, non riuscendo a far partire il grammofono, prova a far suonare il vinile utilizzando le sue dita, innescando l’ilarità del giovane ragazzo che si trova nella medesima stanza.

-Père Jules: “Puoi anche ridere, abbiamo visto…abbiamo visto anche cose più strane. L’elettricità, lo sai cos’è lelettricità…Eh, allora…e la radio, mi sai spiegare come funziona? Allora stai zitto. Se tu sapessi”.

Oliando lo strumento musicale riesce a farlo partire inondando così le vicinanze del fiume con la melodia della canzone “Le chaland qui passe”. In questo frangente di tempo, Jean si tuffa nel corso d’acqua, e il passaggio dimensionale dal mondo reale a quello surreale è rappresentato metaforicamente dal suo transito dall’etere all’acqua, tenendo gli occhi aperti e cercando di raggiungere disperatamente la sua sposa la cui immagine gli compare come se fosse reale. Ma è sempre Jules a partire per cercare Juliette, girando per Parigi finché la ritrova in un negozio di dischi intenta nell’ascolto di una canzone tradizionale da marinai. La riporta a casa e Jean e Juliette risvegliano, anche attraverso la sofferenza, l’amore assopito dalla passione.

“L’Atalante” (1934) è il secondo e ultimo film diretto da Jean Vigo, il quale morì poco prima di concludere l’opera. Il produttore J.L.Nounez, sebbene alle prima armi, era perseverante nelle sue scelte e decise di scegliere come regista Jean Vigo, nonostante l’insuccesso riscosso da quest’ultimo nella sua prima pellicola intitolata “Zero in condotta”, bocciata soprattutto in quanto era stata censurata a causa delle letture anarchiche scaturite e per aver schernito varie autorità. Ma l’uscita del film fu un flop: venne descritto dalla critica dei distributori e dei gestori come “confuso, incoerente, volutamente bizzarro, lungo, noioso, per niente commerciabile. Una combinazione di assurdità e di inutilità. Un insieme di bruttura e volgarità”. Però molte recensioni furono favorevoli, come quella del critico Georges Sadoul che lodò “la qualità sorprendente della poesia scaturita da un mondo superficialmente ordinario e grigio. Inoltre divenne uno dei film preferiti dei registi della Nouvelle Vague, entusiasti anche degli elementi surreali introdotti dall’autore.

“L’Atalante” (dal greco Αταλάντη Atalànte, “in equilibrio”) riprende il nome dal mito di “Atalante”, nel quale la passione tra Atalanta e Melanione termina a causa di un sortilegio della dea Afrodide, rendendo sterile così anche la loro relazione priva di amore. Ma nell’opera il regista sembra voler dare una via d’uscita ai due sposi, da percorrere nel mondo surreale, attraverso la quale giungeranno alla meta finale. Con l’aiuto dello stravagante marinaio che, con uno slancio di affetto verso di loro, attraverso le azioni simboliche di acquisto del disco prima ed del suo ascolto poi, riuscirà a far sì che i due giovani trasformino la sterilità di una passione senza amore, equilibrando la prima con il raggiungimento della seconda (descritta metaforicamente nella scena del tuffo nella Senna)…  riuscendo così a far “vincere” a Jean la “partita di dama”. Père Jules, uomo dall’incomprensibile stravaganza per la maggior parte della gente, sarà il regista nascosto che introdurrà nel finale de “L’Atalante” una magia non presente nel mito greco: quella dell’amore. Forse Jean Vigo, quasi conscio delle possibili critiche che avrebbe ricevuto, cela in maniera “surreale” se medesimo all’interno del film, nella figura del marinaio: uno sconclusionato, a tratti ridicolo, che “dirige” con il suo intervento la conclusione del racconto nel lieto finale.

Jean Vigo: un poeta della vita, un maestro nella direzione del reale e del surreale. Un artista che, attraverso la sensibilità racchiusa in quest’opera, riuscì a intavolare una regia anche nella realtà, dividendo così le critiche ricevute in base all’animo di coloro che le hanno espresse: un ” marinaio” sconclusionato e dedito al vizio per alcuni, un “marinaio” dall’animo colmo di sentimenti per altri.

(Dott.ssa Francesca Martino, ’18)

 

Bibliografia e sitografia

“L’Atalante” (mymovies)

“L’Atalante di Vigo restaurato va in sala” (ansa)

“L’Atalante di Jean Vigo” (ondacinema)

L’Atalante (Wikipedia)

Atalanta -mitologia- (Wikipedia)