Roma. Verso la fine degli anni Sessanta una banda di giovani delinquenti si stava iniziando a muovere nelle periferie della capitale prendendo, poco alla volta, il sopravvento sulla criminalità preesistente nella zona, una malvivenza quest’ultima non organizzata in maniera verticistica o piramidale, ma formata da piccoli gruppi composti ognuno da quattro o cinque membri. Questi ragazzi ebbero l’idea di organizzarsi come stava facendo a Napoli il boss della Nuova Camorra Organizzata Michele Cutolo con il quale in futuro collaborarono: iniziarono a unire i piccoli gruppi criminali che agivano sin-fino alle zone limitrofe di Roma in un’unica banda chiamata, in seguito, banda della Magliana, nome della zona periferica della città da cui provenivano alcuni dei loro appartenenti.
All’inizio i reati commessi dalla brigata di ragazzi erano minori, perlopiù rapine, fino al giorno in cui decisero di sequestrare il duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere. Questo atto criminale avvenne la sera del 7 novembre 1977. Nei giorni successivi le trattative per il riscatto continuarono frenetiche e i rapitori inviarono alla famiglia una fotografia scattata con una Polaroid nella quale l’ostaggio teneva in mano una copia del giornale fiorentino “La Nazione”. Ma non si trovavano in Toscana. Forse questa foto con un giornale non del luogo serviva solo a depistare le indagini. Dopo molti patteggiamenti, il riscatto, notevolmente diminuito di valore, venne consegnato dal figlio del duca ad alcuni membri della banda. Ma nessuno poteva sapere che ormai l’ostaggio era morto. Infatti un imprevisto era accaduto durante la prigionia: un malvivente era stato visto nel volto da Massimiliano Grazioli Lante della Rovere. Il duca venne, così, ucciso e il suo corpo non fu mai ritrovato.
L’associazione a delinquere da quel momento estese i sui traffici illeciti e si dedicò anche al traffico di droga, a omicidi per raggiungere il potere e iniziò a stringere rapporti con la mafia, con la camorra, con la ‘ndrangheta e con esponenti del mondo della politica, nonché dell’estrema destra eversiva, pronta ad atti di terrorismo.
Come una matassa aggrovigliata si diramarono gli avvenimenti degli anni Settanta, Ottanta e Novanta, accadimenti a cui troppo spesso è stato difficile trovare il loro bandolo. Ma la banda della Magliana era stranamente collegata a momenti storici italiani nefasti, come il caso Moro, l’omicidio Pecorelli, i depistaggi nell’inchiesta sulla strage alla stazione di Bologna, l’attentato a Roberto Rosone, vice presidente del Banco Ambrosiano, legato al caso Calvi, l’arsenale custodito nei sotterranei del Ministero della Sanità. Inoltre, ci furono rapporti di collaborazione tra questa banda e il gran maestro della Loggia P2 Licio Gelli, con i servizi segreti e ci furono legami di una delle figure di spicco di questa organizzazione criminale, Enrico De Pedis, con la scomparsa di Emanuela Orlandi.
“Romanzo criminale” è un film del 2005 diretto da Michele Placido tratto dall’omonimo romanzo del 2002 scritto da Giancarlo De Cataldo: la trama dell’opera trae ispirazione dalla banda della Magliana, ma vi sono molte differenze tra la pellicola e i fatti di cronaca. Il regista Michele Placido appare brevemente nel ruolo del padre di Freddo. Nel film è presente come attore anche l’autore del romanzo, Giancarlo De Cataldo, il quale interpreta il giudice che legge la sentenza di condanna per i componenti della banda. Altri personaggi da annoverare in questa breve lista sono: il Libanese, capo e fondatore della Banda della Magliana (interpretato da Pierfrancesco Favino); Il Dandi (Claudio Santamaria); Il Freddo (Kim Rossi Stuart), boss di una piccola banda del quartiere romano di Testaccio. Il film vinse otto David di Donatello e cinque Nastri d’Argento.
(FM, ’20)
Bibliografia e sitografia
“La banda della Magliana” (Misteri d’Italia).